“Ascoltare è una forma di accettazione” S.T.Mann
Ascoltare è un’arte tra le più difficili. Sappiamo come siano rare le persone che sono veramente in grado di ascoltare, intendendo con questo com-prendere realmente quanto viene detto loro, tuttavia, capita qualche volta di incontrarne.
Si tratta di persone per le quali le parole che pronunciamo diventano dense di significato perché ci “vedono” e desiderano ardentemente aprire uno spazio di condivisione , facendoci sentire non più viaggiatori solitari spersi nel vaso mondo, bensì soggetti in cammino uniti da un comune destino.
Questo “ascolto pieno” va al di là delle parole pronunciate, perché include una attenzione più profonda non solo a quello che di verbale viene messo in comune ma anche verso tutti i canali analogici da noi utilizzati, perlopiù in modo inconsapevole.
Si tratta quindi di un ascolto a 360° che rivela una evidente capacità di empatia e un sincero desiderio di conoscenza di chi si ha di fronte.
Molto più spesso invece, quando iniziamo una conversazione con qualcuno, ci capita di non trovare ascolto e di non darne nemmeno, questo perché nella maggior parte dei casi, quando parliamo con un interlocutore siamo portati a ricercare l’eco delle nostre parole e il riverbero delle nostre percezioni.
Invece di ascoltare l’altro ascoltiamo noi stessi impedendoci di percepire veramente i messaggi di chi abbiamo di fronte. Interpretiamo i discorsi dell’altro e i suoi comportamenti secondo le nostre esigenze, volti soprattutto a trovare conferme e riconoscimento.
Il disaccordo delle opinioni ci disturba e ci predispone ad un atteggiamento di chiusura e sospetto. Ci proclamiamo curiosi delle diversità ma in verità siamo alla ricerca delle somiglianze e delle analogie.
La dissonanza degli intenti ci infastidisce, se poi unita a questa abbiamo sentore di biasimo e note giudicanti, l’inquietudine e l’irritazione prendono il sopravvento, rendendoci totalmente incapaci a costruire uno spazio di vera condivisione con il prossimo.
In molti casi il dissenso può sfociare in aperto conflitto che può lasciare una traccia indelebile nella relazione. Oppure, l’incomprensione genera una chiusura totale e ostile tra gli interlocutori che, se non risolta rapidamente, può portare alla rottura definitiva.
La difficoltà a comunicare è un argomento molto gettonato da coloro che si avvicinano ad una relazione d’aiuto e il nostro compito di operatori diventa una ricerca di strategie volte a facilitare nei clienti la consapevolezza e quindi la trasformazione di rigidi copioni relazionali in capacità di confronto.
La disponibilità all’Ascolto, come ho detto all’inizio, presuppone una buona dose di empatia; sintonizzarsi sui bisogni dell’altro “mettersi nei suoi panni” anche se manteniamo i nostri. Spesso invece siamo talmente concentrati sulle nostre convinzioni e pretese che le parole del nostro interlocutore diventano solo un fluire ininterrotto di suoni che neppure ci scalfisce; una sorta di rassicurante rumore di fondo che ci tiene compagnia.
Questa attenzione verso noi stessi, tuttavia, non va confusa con una effettiva capacità di contatto con la nostra sfera più intima e profonda. Molti di noi rifugge l’Ascolto di sé, quella decodifica del proprio “sentire” che favorisce appunto l’ascolto della propria voce interiore.
Si pensa tanto, si sente poco. La nostra consapevolezza è, troppo spesso, alquanto carente. Il più delle volte ci accontentiamo di una approssimativa raccolta dati, saltando frettolosamente alle conclusioni che spesso sono molto lontane alla realtà della nostra essenza più profonda. Questo perché vogliamo evitare di impegnare il cuore e la mente per paura di scoprire aspetti di noi che potrebbero non piacerci e per il bisogno, quindi, di coltivare una immagine di noi stessi idealizzata che possa garantirci l’apprezzamento da parte degli altri.
L’ascolto degli altri passa attraverso l’ascolto di noi stessi, un ascolto consapevole, profondo, senza evitamenti, senza nasconderci dietro illusioni o compiacimenti. Un ascolto congruente seguendo il ritmo dei pensieri e il battito del nostro cuore, abbandonando paure e insicurezze.
Se scaviamo con sincerità all’interno del nostro animo, al di là delle nostre ombre, troveremo un tesoro di risorse che potranno alimentare la nostra autostima e rafforzare le nostre competenze relazionali. L’altro non ci farà più paura e porci al suo ascolto vorrà dire veramente aprirsi ad un nuovo mondo.
Solo confidando in noi stessi, nella ricchezza della nostra vita interiore saremo finalmente in grado di avere accesso a questo altro mondo …..
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liberamente tratto da:
I.castoldi “Se bastasse una sola parola” URRA Feltrinelli